Sunday, September 2, 2012

La terza specie


Non sto per scrivere nulla di nuovo ma, come a volte accade, un'esperienza può ricalcare un nuovo solco o fornire nuova linfa a un'idea che già si aveva.

Vivendo a Londra ho incontrato sempre 2 tipologie di italiani:
Gli emigrati per necessità, persone che non riuscivano più a trovare lavoro in Italia o che volevano guadagnare più soldi, vivono sognando di tornare in italia, si lamentano del cibo, del caffè, delle persone, della città. Se possono lavorano con Italiani, vivono con italiani, mangiano con italiani e, da Italiani, inculano chi possono e vandalizzano in giro (tanto non è mica l'Italia). Si lamentano anche dell'italia, quasi sempre (immagino) voterebbero Grillo, ma in fondo anche lamentarsi di tutto è molto italiano.

I viaggiatori, persone che rimangono una settimana, qualche volta un mese, spesso per imparare la lingua. Una parte di loro ti parla in inglese anche se sa che sei italiano, e di solito il loro inglese non è proprio una meraviglia da ascoltare; un'altra parte parla in italiano, vive con italiani, esce con italiani e tornerà in italia dicendo che in tre mesi a Londra non ha imparato un c###@ d'inglese ed è completamente inutile venire qui 3 mesi.

Veniamo al titolo del post:

Qualche giorni fa ero al carnevale di nothing hill, ad ammazzarmi in mezzo alla folla, ma questo è un'altro discorso.
Ero con 2 ragazze italiane che vivono a londra, e un ragazzo inglese che lavora al ministero degli esteri, ma anche questo sarebbe un altro discorso.
2 parole di introduzione sulle due ragazze italiane. La prima, romana, ha lasciato l'italia per vivere in Olanda e dopo 3 anni si è trasferita a Londra per fare la designer freelancer. La seconda, di qualche parte del nord italia, ha vissuto girando, dapprima per Milano, Como, Bologna e poi, come spesso accade per amore, San Francisco, Sydney, Bologna (in un triangolo che si ripeteva per via della tournee di lui).

L'altro giorno invece ho incontrato la terza specie, quella in cui mi sento, quella più difficile da incontrare, quella che praticamente pensavo non esistesse. [Le due specie sopra lo sono stato in passato, almeno in parte]

La ragazza romana l'ho conosciuta online, come spesso accade, in lunghe e divertenti mail metà in inglese e metà in italiano, dove la granularità era la parola e la stessa frase poteva cambiare più volte lingua. Dopo mesi a Londra il tuo cervello pensa così, gli viene naturale pensare in una lingua per alcune cose e in un'altra lingua per altre, e se puoi cambiare lingua mentre parli devo dire che è anche rilassante farlo. All'inizio mi disse "sei italiano, sono qui per conoscere il mondo non l'italia, addio", che è la stessa cosa che avrei detto io quando sono arrivato qui tanto tempo fa, lo capisco, ma poi capisco anche che ogni tanto parlare in italiano è rilassante, e ogni tanto fa bene incontrare uno dei tanti italiani che mi ricordano perchè alla fine, dall'italia, me ne sono dovuto andare.

L'altra, la ragazza del nord, suppongo solo che avesse un accento del nord perchè, in italiano, ha detto solo 3 parole. Ho parlato con lei per un paio d'ore, lavorava come cameriera e scriveva un libro. Per scrivere aveva scelto l'italiano ma per parlare l'inglese, solo l'inglese, altrimenti non impari.

Questa terza specie di persone, che potrei chiamare gitani, mi piace. Sono persone bilanciate, vedono vantaggi e svantaggi d'una e dell'altra lingua, d'una e dell'altra cultura. Sono andati via dall'italia per gli stessi motivi per cui sono andato via io, per scelta, non per necessità. Vedevano e vedono il decadimento e i limiti dell'Italia post-berlusconiana, non guardavano televisione (suppongo) e cercavano di vedere un mondo diverso.

Sono gli italiani, i pochi, che mi fa piacere conoscere all'estero. Sono gli stessi italiani che conoscevo in Italia, alcuni mentre andavano via e altri mentre tornavano per un po'. Sono gli italiani più difficili da conoscere perchè sono quelli che non ti parlano sapendo che sei italiano e a cui non parli per lo stesso motivo.

E' stato bello incontrare qualcuno della terza specie, sapevo che lì fuori, da qualche parte, se ne trovava qualcuno, mi ha rimesso speranze sul futuro.

P.S. Dei ravioli in scatola, degli spaghetti spezzati a metà e del caffè magari un giorno ne parlerò.

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