Friday, December 7, 2012

Bratislava

Un post diverso dagli altri, me ne rendo conto. Un blog dovrebbe tenere una coerenza intrinseca, è difficile che qualcuno sia interessato a tutti i lati di una persona. Per questo ne ho 4 o 5, non ne aggiorno nessuno, nessuno li legge. Scrivo al mondo per me stesso, la solitudine del mondo moderno, l'eccesso d'informazione ci sommerge.

Il volo per bratislava era alle 5:45, il che vuol dire che quando sono andato a dormire alle 12:15 sapevo che non avrei dormito poi molto.
Ho prenotato un taxi, non tanto per evitare di camminare 20 minuti quanto per essere sicuro di svegliarmi, perchè il taxi, quando arriva, ti chiama finchè non ti svegli.

3:08 a.m. - Arriva il taxi. Sono già sveglio ma non sono pronto, te pareva. metto le scarpe, ho dimenticato di comprare le nuove solette, cambio scarpe, non sono comode come le altre, ma possibile che queste elucubrazioni le vai a fare quando il taxi ti aspetta giù? Metto le scarpe, vado a cercare il maglione, è in salotto. Mi sembra di essere dentro Paz (il film, il fumetto non lo conosco).
Tolgo le scarpe, vado a prendere il maglione, metto le scarpe, metto il cappotto. Dove sta il cappotto? perchè non c'è il cappotto? è in cucina, ufffff. Tolgo una scarpa e saltello strisciando (perchè se saltellassi farei troppo rumore). Un gamberetto che procede in direzione frontale per arrivare alla cucina.
Bene, cappotto, scarpe, sciarpa... va bè, la sciarpa non c'è, troppo stanco anche per imprecare ma è in camera mia, è vicina, posso buttarmi per terra e raggiungerla con la mano con gesto da morente nel deserto (avete presente? mano tesa che cerca qualcosa, corpo disteso).

3:15 a.m. - Arrivo giù dal tassista, mi scuso per il ritardo, non è il caso che mi soffermi a spiegare i dettagli. Faccio 2 chiacchere con il tassista, di solito ci vogliono 2 secondi, questo sembra uno che non parla tanto quindi lancio qualche parola e aspetto i suoi tempi. Tassista con entrambi i genitori siciliani che non parla una parola di italiano, e me lo dice in italiano con l'accento del padrino (il film).

3:30 a.m. - Sono a Liverpool street, aspetto l'autobus. Un tizio mi chiede da accendere ma in realtà sono in 4. Cioè, dico, 4 fumatori alle 3 di notte senza accendino? va bè, hanno iniziato ora e sono inesperti, sarà senz'altro così. L'accendino torna, tutto ok.

3:40 a.m. - Arriva il bus, lascio la valigia nello scomparto bagagli, come sempre chiedendomi "e se arriva uno e la prende?", poi non succede mai ma, se succedesse, biglietti, passaporto, macchina fotografica, da spararsi. La prossima volta almeno biglietti e passaporto me li metto in tasca. Me lo dico ogni volta, poi arrivo lì e preso dall'emozione me ne dimentico, e appena seduto mi torna in mente, un attimo troppo tardi, sempre un attimo troppo tardi.

3:45 - il bus si ferma e qualcuno si siede vicino a me, che significa che sciarpa e cappello tornano sulle mie gambe, continuo a guardare un video di Ted su un argomento che già non ricordo più.

3:50 - blocco Ted e decido di fare 2 chiacchere. Da dove vieni? Dalla Bay Area, California. E te pareva, è il mio destino, va bè. 30 minuti di chiacchere sul suo viaggio, gli slang british e così via, fino all'areoporto dove non dice manco ciao e sparisce, finita la mia chiaccherata porzione singola (per citare fight club).

4:10 - Fumo una sigaretta prima di entrare in areoporto e inizio a chiaccherare con un Turco che fumava anche lui a -2 gradi (o forse -10, chissà). Dopo un po' gli chiedo da dove venga, "Puglia", ah, ecco, te pareva, e continuo a parlare in Italiano. Continuo la chiaccherata davanti a un caffè, il mio volo parte prima, ecco, recarsi al gate, vado al gate.

4:30 - Arrivo all'area gate, non c'è il 34, che succede? Chiedo, mi dicono di tornare indietro, non è proprio previsto quindi come un salmone cerco di risalire la corrente di scale automatiche avverse, torno al punto di partenza, dove sta questo gate 34? chiedo, mancano 13 minuti, vuoi vedere che perdo il volo...
Per il gate 34 devi prendere il treno, seconda fermata.
Treno? cos'è il treno? c'è un treno? La tensione sale, trovo il treno.
Parti, cazzo, dai, parti (non penso nulla di volgare, o meglio, lo penso ma in inglese, che quindi non è proprio la stessa cosa).
Una fermata, due fermate, ho 7 minuti, arrivo al gate, un tizio sta chiedendo qualcosa, non c'è nessun altro, la tizia lo guarda con aria sconsolata, lo sapevo... ho perso il volo... Provo lo stesso a chiedere. La fila è dall'altro lato, infinita.
Ora io vorrei capire il senso di fare la fila del gate 34 sul gate 35, che seppur chiuso un minimo confonde. Mi metto in fila.

Dopo anni di aerei pensi che sia sempre tutto uguale, poi guardi le facce e ti rendi conto che non è vero. Non sono i soliti volti, sono tutti tendenti al russo. Un conato di razzismo italiano mi fornisce un attimo di inquietudine, è incredibile quanto negli italiani sia radicato il razzismo, persino in me, non ci posso fare nulla, c'è sempre un rigurgito involontario sul primo acchito. Spero un giorno passi ma per ora è così, gli italiani, specie negli ultimi 20 anni, si sono lasciati andare al razzismo estremo.

Poco da dire sul volo, volevo fare 2 chiacchere ma ho avuto sfortuna, o non mi sono impegnato abbastanza, quindi ho dormito.

Eccomi a Bratislava, esco dall'aeroporto cercando di capire dove andare, devo prendere il bus 61, ma dove? Un pannello elenca i bus, ho 18 minuti, lo troverò, dice "stazione", ci sarà una stazione.
Esco, mi avvicino ad un tizio, uno di quelli che, visti in italia, cambieresti marciapiede e gli chiedo se parla inglese. Il tizio mi guarda tipo alieno e replica "ovviamente". Ovviamente parla inglese, ovviamente non sa come prendere il bus ma sa che non c'è nessuna stazione.

Il cielo è blu, mi ero dimenticato che fosse blu, aspetto l'autobus, probabilmente sbaglio fermata, internet funziona quindi me ne frego del secondo autobus (che poi era un tram) e cammino 20 minuti, così mi guardo anche un po' in giro.

Trovo un ottico, mi chiedo se, sai mai, avesse il nasello che ho perso degli occhiali. Non parla inglese, tolgo gli occhiali e indico, dice qualcosa tipo "da da fjdsfu erjqwljrew fhasdhjfd erwqjlkewqr 2 euro" dico "yes" e poi cerco di caricare anche io di significato la mia frase e quindi aggiungo, in italiano "rosso di sera bel tempo si spera", così, giusto per contraccambiare, che mi sembrava ingiusto che lui avesse parlato tanto e io dicessi soltanto yes. Già che ci sono gli faccio anche notare che sono storti, in italia quando ci avevo provato avevo visto le peggio cose, lui di nuovo "da da ruweojweq fdjsaldfkfdsjlrw eherwfdjla fdsahdfl" e io di nuovo "yes chi va con lo zoppo impara a zoppicare". in 2 secondi ho gli occhiali perfetti e ho pagato 4 euro (mi sentivo ricco e ho cambiato entrambi i naselli). Faccio per andarmene e mi dice "Ciao". Va bè, forse era italiano, ma tanto un po' di saggezza popolare non fa male a nessuno. Sai mai qualcuno se lo chiedesse non l'ho fatto davvero, non ho detto proverbi, è finzione scenica, ma avrei dovuto, sarebbe stato tutto più surreale. Lui invece ha parlato, chissà che ha detto, magari "Un tovarish aiutato in una tempesta di neve è un amico per la vita".

Ok, sono arrivato, sono le 12 e pare che sia passata l'ora di pranzo da un pezzo quindi meglio che vada a mangiare qualcosa...

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